Transumanza...

La transumanza del 2018 si svolgerà in ottobre



LA TRADIZIONALE TRANSUMANZA NELL’AZIENDA DEI DALLA PALMA

E’ stata una grande festa partecipata la transumanza di domenica scorsa ad Enego.I Dalla Palma, hanno, come è consuetudine a fine stagione, portato le loro vacche dalla malga del primo Lotto Valmaron – Stazio al paese, coinvolgendo migliaia di persone e offrendo grazie alla collaborazione di tanti e fra tutti del gruppo Alpini e della Protezione Civile di Enego, una indimenticabile giornata. Tanti coloro che hanno deciso di fare tutto il percorso al seguito della mandria, tantissimi, quelli che hanno scelto di seguire la festosa carovana solo per alcuni tratti di strada, altrettanti quelli che sono stati semplici spettatori lungo il percorso. Alla mattina la transumanza parte appena un po’ in ritardo: si aspetta il veterinario Orlando, anche lui scorterà la mandria, è in ritardo perché in stalla, giù in paese, è nata una splendida vitellina.

Con il veterinario giunge quindi anche la bella notizia, e a quel punto tutti si mettono in cammino, più felici che mai. Sicuramente complice la bella giornata, quest’anno la transumanza è stata seguita da un numero inaspettato di persone; molte, circa 400, sono state poi quelle che hanno deciso di coronare la festa nell’azienda eneghese dei Dalla Palma, dove negli ultimi anni, recuperando una tradizione di famiglia, viene organizzato un pranzo al quale partecipano ospiti sempre più numerosi. Molti i paesani, i locali, ma stavolta tantissimi quelli da fuori, dalla pedemontana, dalla città, per i quali un’occasione del genere è davvero unica. Negli ultimi anni, vivere ed organizzare come una festa di tutti la transumanza, ovvero la demonticazione delle bestie che nei mesi estivi hanno vissuto in alpeggio, e cercare di coinvolgere in questo “un pubblico”, è diventato frequente, ma la transumanza per i Dalla Palma di Enego è storia di sempre. Si ricordano i racconti del nonno Valerio, che risalgono ai primi del ‘900, quando anche il viaggio di andata si faceva a piedi scortando la mandria. Il nonno Dalla Palma, Valerio “Scaramusso”, come era consuetudine all’epoca, la transumanza la faceva con le vacche e con le pecore, il latte utilizzato per fare il formaggio infatti era non solo vaccino, ma anche ovino, lo sapeva bene dal momento che era capo delle 7 Caliere, ovvero delle 7 malghe (oggi sono 6) che producevano formaggio in Valmaron – Marcesina.

Al rientro in paese poi, ai tempi di Valerio, era prassi fare festa, mangiando tutti assieme, ovvero i malghesi, i familiari e tutti coloro che avevano collaborato alla transumanza, il pranzo era semplice, ma come oggi, dopo le fatiche, molto apprezzato. Un piatto di caldo e gustoso minestrone, che le donne di casa provvedevano a preparare già qualche giorno prima, con le verdure che l’orto ancora in questa stagione offre. Un’altra antica usanza, ancora oggi viva, nel giorno della transumanza, è quella di addobbare le bestie ed in particolare le vacche con colorati collari fatti di frasche di abete, nastri e campanacci. Un tempo veniva inoltre premiata la vacca più brava! E quale era la vacca più brava? Quella che si rendeva protagonista e muoveva con vigore il suo possente collo facendo suonare con fragore il campanone che pendeva, in dialetto chiamato “cioca”. E’ bello ancora oggi ascoltare i racconti dei protagonisti della transumanza, tra i quali tanti giovani che non hanno perso la passione per questo antico lavoro, passione che tutt’oggi li anima e li fa parlare con gioia del loro lavoro e delle loro bestie. Con semplicità raccontano le fasi della transumanza, il comportamento della mandria; degli animali si parla come si parlasse di persone, sottolineando la loro intelligenza, la loro memoria, il loro carattere. Se lungo il percorso si cambia anche solo un breve tragitto, si deve faticare non poco a convincere le bestie che la strada è cambiata, perché loro a memoria vogliono ripercorrere esattamente la strada dell’anno prima!

Quando poi sono vicine a casa, vorrebbero fare la strada più breve naturalmente, non è facile invece portarle in passerella e farle sfilare per la piazza del paese dove sono applaudite come dive! Difficoltà queste che tuttavia domenica sono state ridotte al minimo in virtù di un particolare fondamentale: i 110 capi costituivano una mandria unica, sono cioè animali che si conoscono che vivono insieme, che vanno d’accordo e che sono quindi compatti e più sereni. 110 capi tra cui: 70 vacche da latte il resto manze e vitelle.

Pezzate rosse e razza burlina, un’antica razza autoctona, dalla duplice attitudine da latte e carne, il latte prodotto da questa razza poi contiene meno grassi e proteine, ma ha un’ottima resa, e permette di ottenere un formaggio con proprietà fantastiche, che lo vedono indicato anche per persone affette da diabete e con il colesterolo alto. Un risultato questo, emerso da recenti studi effettuati dai ricercatori dell’Università di Torino. A chiusura di giornata infine, quando la stanchezza e la tensione di una domenica particolarmente impegnativa iniziano a farsi sentire, ci si rende conto che tre vacche mancano all’appello; già, si sono attardate, lasciare il pascolo, “la vacanza “ è difficile anche per loro, brucare quell’erba ancora bella verde è un piacere al quale non è facile rinunciare. Il recupero questa volta è motorizzato e le tre furbette, vengono in quattro e quattr’otto portate in stalla. Quante cose si scoprono, ad ascoltare questi bellissimi racconti, sembra quasi di attingere da un manuale di etologia; consola pensare che in un mondo che va’ ad un ritmo disumano, e che va’ a rotoli per mille motivi fra tutti l’incapacità di capire le cose più semplici e di farci guidare dal vecchio sano e sempre valido buon senso, ci sia ancora qualcuno capace di impostare un metronomo giusto, adeguato, per umani e animali.

 

Da: "l’Altopiano" - SABATO 1 OTTOBRE 2011 - Stefania Simi